Che cos’è il Morbo di Graves?
La causa più diffusa di ipertiroidismo è rappresentata al giorno d’oggi dal Morbo di Graves, conosciuto anche come Malattia di Graves-Basedow, una patologia autoimmune durante la quale il sistema immunitario produce degli autoanticorpi, come le immunoglobuline. Queste vanno a stimolare la ghiandola tiroidea, comportando un suo ingrossamento per via della produzione di ormoni in eccesso.
Il Morbo di Graves è curabile, anche se il trattamento richiede diverso tempo.
Epidemiologia
Il Morbo di Graves costituisce oltre il 50% delle casistiche di ipertiroidismo. Le donne sono maggiormente colpite da questa malattia rispetto agli uomini (M:F = 1:10). Il motivo di fondo risiede nelle differenze di natura genetica e di tipo ormonale. In linea di massima, il Morbo in questione si manifesta soprattutto nella fascia di età che va dai 40 sino ai 60 anni. Tuttavia, non di rado, prende di mira anche anziani e bambini.
La diffusione del Morbo di Graves tende a variare in maniera considerevole in base all’area geografica. Risulta più comune nei paesi industrializzati e nelle aree in cui lo iodio è particolarmente presente nella dieta. Gli USA e la Cina sono i Paesi dove la prevalenza della malattia in questione è più marcata. In Italia, secondo recenti dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno si registrano poco più di 15.000 nuovi casi di ipertiroidismo. Di questi, oltre il 70% risultano correlati al Morbo di Graves. Le regioni del Centro-Sud sono quelle dove si registra una maggiore incidenza.
Eziopatogenesi
Quasi sempre, lo sviluppo del Morbo di Graves avviene in modo graduale. Nelle fasi iniziali, non si riscontrano sintomi evidenti. Il decorso è alquanto subdolo, in quanto i segnali non si rivelano particolarmente specifici. Poi, il peggioramento si dimostra progressivo: si alternano, infatti, sia periodi di remissione sia fasi di recidive. Se queste ultime sono severe, si è dinanzi a uno scenario noto come tempesta tireotossica.
Tra le cause di questo Morbo, si riscontra di sicuro un fattore immunitario, molto probabilmente determinato a livello genetico.
Diverse ricerche scientifiche hanno sottolineato in più di un’occasione come la trasmissione in via ereditaria familiare degli individui colpiti sia in grado di scatenare negli individui una reazione anticorpale a danno dei tessuti tiroidei e dei propri ormoni. Di fatto, si registra una stimolazione incontrollata della ghiandola tiroidea che produce perciò un quantitativo in eccesso degli Ormoni Tiroidei T3 e T4.
L’ipertiroidismo è dovuto quindi agli auto-anticorpi contro il recettore TSH della tiroide. Questo vuol dire, quindi, che dopo aver individuato il recettore, i suddetti auto-anticorpi vanno a legarsi a quest’ultimo, dando luogo a una cascata enzimatica, dove si registra la costituzione di ormoni tiroidei. La risposta al feedback negativo di autoregolazione chiama in causa sia l’ipotalamo sia l’ipofisi, restando attiva; i livelli di TSH e di TRH sierici risultano bassi, ma gli auto-anticorpi contribuiscono a vanificare il meccanismo a feedback, tenendo però attiva la produzione degli ormoni.
Sintomi
I pazienti con problemi di iperattività alla ghiandola tiroidea devono fronteggiare sintomi come insonnia, ansia, depressione, intolleranza al calore, perdita repentina di peso e incremento del metabolismo. Trattare in maniera opportuna questa malattia è fondamentale, affinché non si presentino scenari particolarmente gravi, come quello dell’osteoporosi e della comparsa di aritmia. Inoltre, circa un terzo dei pazienti affetti da Morbo di Graves tendono a manifestare sintomatologia oculare: lacrimazione degli occhi, frequenti irritazioni e protrusione del bulbo oculare, vale a dire esoftalmo si rivelano piuttosto frequenti.
Talvolta la suddetta malattia può arrecare ugualmente sintomi oculare anche in assenza di ipertiroidismo. Coloro che sono affetti da Diabete di Tipo 1, artrite reumatoide, anemia perniciosa e altre malattie autoimmuni sono maggiormente esposti al rischio di contrarre il Morbo di Graves. Lo stesso dicasi in caso di presenza di familiari affetti da ipertiroidismo.
Altri sintomi della malattia in questione riguardano la difficolta a concentrarsi, i frequenti movimenti intestinali, l’aumento dell’appetito (iperfagia) e della salivazione (scialorrea), la visione doppia (diplopia), la scarsa resistenza, il forte nervosismo, la tachicardia, la riduzione della libido che nei casi peggiori può sfociare in impotenza, il tremore delle mani, l’ingrossamento della ghiandola tiroidea, la forte sudorazione e l’ispessimento della pelle del dorso dei piedi e delle tibie.
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Nei bambini colpiti dalla malattia di Graves si registra un ritardo nel processo di crescita, nello sviluppo e nella pubertà.
Ulteriori fattori di rischio da tenere seriamente in considerazione sono il fumo, in quanto peggiora l’oftalmopatia, l’assunzione di farmaci, come litio e amiodarone, i traumi, il forte stress emotivo, infezioni da virus di Epstein-Barr che può dare luogo alla mononucleosi, il ricorso a steroidi sessuali e l’aver partorito di recente.
Terapia
Il trattamento del Morbo di Graves verte attorno al ricorso a specifici test da laboratorio, deputati a confermare la presenza di sintomi tipici e di segni, come ad esempio l’ingrossamento della tiroide. Solo in seguito ai test è possibile stabilire con maggiore accuratezza la diagnosi della malattia in oggetto. Lo scopo dei test in questione è quello di accertare la produzione in eccesso degli ormoni tiroidei. Di fatto, per determinare un eventuale ipertiroidismo, possono essere richiesti tutta una serie di esami del sangue, come ad esempio T3 libero e totale, in genere in aumento, T4 libero e totale, di solito elevato, e TSH, spesso diminuito.
Qualora i marcatori di funzionalità tiroidea dovessero confermare l’ipertiroidismo, si passa allo svolgimento di ulteriori esami, il cui obiettivo prioritario consiste nell’accertare le ragioni dell’aumentata attività della tiroide. Solo in seguito, si procede al trattamento idoneo.
Una buona parte delle casistiche di iperattività della ghiandola tiroidea vanno ricondotte al Morbo di Graves. Tuttavia, vi sono anche altre condizioni che incidono in maniera evidente sull’eccessiva attivazione della ghiandola tiroidea: l’abuso di alcuni farmaci, la presenza massiccia di iodio nel regime dietetico e un eventuale tumore tiroideo sono esempi decisamente calzanti al riguardo.
Effettuare test in modo periodico si rivela una saggia decisione, al fine di tenere sotto controllo sia le funzionalità della tiroide sia l’efficacia del trattamento.
Anche i test non da laboratorio si dimostrano spesso forieri di ottimi risultati quando c’è da diagnosticare il Morbo di Graves e da stabilire le sue cause effettive. L’ecografia tiroidea, ad esempio, ha come obiettivo quello di favorire l’acquisizione di immagini della tiroide, volte a rilevare un possibile aumento del volume della ghiandola. Vengono impiegate le onde sonore anche per escludere la presenza di noduli tiroidei o di cause di gozzo.
Il test della cattura dello iodio radioattivo viene eseguito somministrando al paziente una bevanda o una capsula contenente un quantitativo di questo radiofarmaco che il corpo è in grado di smaltire in tempi rapidi. Una volta che la tiroide lo ha assorbito, a fronte di ipertiroidismo o di Morbo di Graves, si registra un aumento dei quantitativi di iodio accumulato. Successivamente, si passa al posizionamento di una sonda sulla tiroide che ha come scopo la registrazione della quantità di radioattività, mettendola a confronto con le misure di iodio somministrato.
Occorre attendere, in linea di massima, qualche giorno, prima di poter leggere i risultati dei test. Interpretarli, però, non è affatto semplice, in quanto il Morbo di Graves si manifesta in maniera differente da caso a caso. Quello che bisognerebbe sapere è che l’aumento degli ormoni tiroidei è variabile nel caso dei pazienti affetti da ipertiroidismo. Di rado, chi risulta affetto dalla malattia di Graves può risultare negativo alla ricerca degli autoanticorpi tiroidei. Ecco perché è opportuno sottoporre i pazienti a esami e a test differenti. La terapia del Morbo di Graves si prepone come obiettivo principale la riduzione della produzione degli ormoni tiroidei in eccesso e l’attenuazione dei sintomi di turno.
Allo stato attuale delle cose, è possibile optare per una strategia farmacologica, incentrata sull’impiego di beta-bloccanti, come ad esempio il propanololo. Questo farmaco mira a diminuire sintomi come l’ansia, la forte sudorazione, il nervosismo, la tachicardia e l’irrequietezza, dovuti per l’appunto a un incremento della produzione degli ormoni tiroidei. L’azione dei farmaci beta-bloccanti è piuttosto rapida. Di solito, li si utilizza nell’attesa di soluzioni terapeutiche di lungo periodo. Rientrano sempre nella terapia farmacologica i farmaci anti-tiroidei, deputati a ridurre la produzione degli ormoni tiroidei. Di solito, la loro prescrizione avviene per un lasso di tempo che si attesta attorno a un anno, massimo due. In svariati casi, si registra il ripristino alla normalità per ciò che concerne la funzionalità tiroidea anche dopo l’interruzione dell’assunzione dei suddetti farmaci. Tuttavia, quasi sempre, è necessario effettuare trattamenti aggiuntivi.
Altra terapia in voga, come già evidenziato in precedenza, è quella della somministrazione di dosi di iodio radioattivo, al fine di ridurre i livelli ormonali e di attenuare sensibilmente i sintomi del Morbo. Spesso, la terapia va ripetuta più volte per risultare efficace. Nel lungo periodo, però, possono registrarsi problemi alla funzionalità tiroidea. Ecco spiegato il motivo per cui in questa fase il monitoraggio costante del paziente e del trattamento giocano un ruolo di cruciale importanza.
In alcuni casi, la radioterapia può rivelarsi di estrema utilità nel processo di distruzione delle cellule tiroidee in eccesso.
Infine, l’intervento chirurgico viene visto come extrema ratio: si rimuove tramite operazione la maggior parte della ghiandola tiroidea e si procede a una terapia ormonale sostitutiva con l’intento di compensare nel modo migliore possibile all’insufficienza di ormoni tiroidei. In genere, buona parte dei sintomi correlati al Morbo di Graves tendono a diminuire in seguito alla riduzione dei livelli di ormoni tiroidei. Altri, invece, possono necessitare di interventi aggiuntivi.
Relazione con la Postura
Non esiste una relazione diretta fra la malattia di Graves e la Postura. Tuttavia, sintomi derivanti da questa malattia, come tremori e debolezza muscolare, finiscono inevitabilmente per incidere negativamente sulla Postura di un individuo affetto da questa patologia. A fronte di debolezza muscolare, ad esempio, la Postura può risultare troppo sbilanciata. A fronte di tremori, invece, il mantenimento di una Postura stabile risulta cosa alquanto difficile.
Tra gli ulteriori effetti negativi è opportuno segnalare che l’iperattività muscolare derivante dalla malattia di Graves può incidere in modo negativo sulla Postura: sono frequenti i casi di aumento della tensione muscolare, soprattutto nella zona delle spalle e del collo. La Postura curva e in avanti va ricondotta all’iperlordosi dorsale e cervicale. La perdita di massa muscolare, soprattutto nell’area delle gambe, incide negativamente sulla deambulazione.
In caso di problemi oculari derivanti dal Morbo di Graves, poi, focalizzarsi su oggetti differenti si rivela ardua impresa. Può verificarsi un disturbo noto come oftalmopatia di Graves che può dare luogo a un aumento della distanza fra le palpebre. Ciò inficia sulla Postura del soggetto, in quanto comporta un’inclinazione più evidente del capo e delle spalle nel tentativo di tenere gli occhi in posizione più confortevole.
Ruolo della Rieducazione Posturale
Nel trattamento del Morbo di Graves, la Rieducazione Posturale ricopre un ruolo determinante, soprattutto nel momento in cui occorre alleviare i sintomi, come la perdita di massa muscolare, i tremori, l’affaticamento continuo e i dolori scheletrici. La rieducazione Posturale si focalizza sulla riduzione delle tensioni muscolari, sul perfezionamento dell’equilibrio, sulla diminuzione dei rischi di cadute, sul lavoro di potenziamento della muscolatura e, di conseguenza, sull’assicurare un miglioramento della qualità di vita. Chiaramente, la Rieducazione Posturale non va considerata in alcun modo come una cura sostitutiva rispetto al trattamento farmacologico. Lavorare con degli specialisti e beneficiare di un trattamento personalizzato si rivela spesso utile per migliorare la situazione individuale.