Tecniche di Rilassamento Funzionali
Con gli anni, le tecniche di rilassamento hanno ricevuto una legittimazione anche in ambiti di intervento non propriamente “psicologici”: si raccomandano trainig di rilassamento per migliorare la concentrazione, per aiutare il successo nel risolvere patologie organiche, sono molti gli studi che testimoniano la loro efficacia come terapia d’appoggio per le malattie metaboliche ed è del 1984 la pubblicazione in cui l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consigliava l’adozione di tecniche di rilassamento come aiuto al trattamento terapeutico delle patologie cardiovascolari.
L’adozione delle tecniche di rilassamento nella disciplina Posturale riscuote ormai la conferma della maggior parte degli orientamenti teorico-pratici. Infatti, insieme alle tecniche di rilassamento propriamente dette (Negrini, Selleri ), al Training Autogeno (Scoppa, 1990), al Rilassamento Progressivo di Jacobson e alle Tecniche Respiratorie, bisogna sottolineare l’utilità “posturale” di quelle proposte terapeutiche che in generale favoriscono una riduzione dello stato di tensione muscolare cronica, liberando il corpo dalle contratture disfunzionali e che allenano la capacità di concentrazione e di attenzione.
Emblematica, a tale scopo, l’efficacia delle tecniche di Analisi Bioenergetica (Traetta, 1998; Scoppa, Borrello, 1998), che ben si prestano ad essere integrate con metodiche più strettamente fisiokinesiterapiche e biomeccaniche per un approccio realmente olistico (Scoppa, 1996, 1999a, 1999b, 1999c).
Le tecniche di rilassamento sono inquadrate come strumento per la costruzione del sentimento di integrazione.
È inevitabile, per un operatore Posturale, adottare anche tecniche di rilassamento perché esse sono, in estrema sintesi, l’esperienza cardine all’interno della quale è possibile conoscere direttamente l’integrazione mente-corpo e comprendere come questi due costrutti siano legati in un rapporto circolare dove l’uno è funzione dell’altra e viceversa.
Che cosa accade durante un’esperienza di rilassamento?
La nostra attenzione viene guidata a focalizzarsi su ognuno dei distretti corporei che compongono la globalità posturale con l’intenzione cosciente di rilassarli. Quello che è “solo” un pensiero (rilassare un distretto corporeo) ha un effetto tangibile “puramente” corporeo (il distretto si rilassa).
L’obiettivo finale della ricerca del benessere posturale è l’integrazione, cioè la ricostruzione, attraverso tecniche, esercizi ed esperienze, di un particolare sentimento che permetta di percepire la propria dinamica posturale come unita e creata sulla base di strette e numerose interconnessioni tra i distretti corporei. È importante che l’integrazione venga tenuta come stella polare (Ruggieri, 2004), ma è anche importante che essa venga allenata all’interno di ogni seduta di lavoro, perché anche il sentimento di integrazione è da vedersi come una competenza allenabile e da allenare.
A tale scopo, la nostra proposta di intervento si esplica in un contesto che favorisca uno stato muscolo-tensivo che si attesti su bassi livelli di tensione. Il fondamento di tali proposte operative, tese a ridurre lo stato di tensione cronica nel corpo, risiede nel fatto che la capacità di presa di coscienza corporea e di elaborazione dello schema corporeo, insieme al grado di percezione del sentimento di integrazione, sono seriamente ostacolate dallo stato muscolo-tensivo e di tensione emotiva. Questa evidenza clinica trova conferme sperimentali (Ruggieri et al., 1983), che hanno documentato come il grado di autopercezione corporea sia inversamente proporzionale al livello di tensione miografica.
Come per ognuna delle tecniche miranti alla riconquista del benessere, anche le tecniche di integrazione annoverabili nell’area delle Tecniche di rilassamento, sono da vedersi come tecniche che forniscono l’esperienza attraverso la quale passare per costruire lo stato obiettivo dell’esercizio.
L’operatore fornisce le esperienze attraverso le quali è necessario passare per scoprire alternative posturali!
L’obiettivo delle tecniche di rilassamento è quello di favorire uno stato muscolo tensivo-rilassato. La sensazione di rilassamento non è da intendersi come una condizione di ipotonia, ma è una sensazione che nasce dalla redistribuzione del tono muscolare intorno ad un livello medio che non risulti né eccessivamente basso ne eccessivamente alto.
Non bisogna interpretare le tecniche di rilassamento come semplici testi scritti o formule che determinano una redistribuzione del tono muscolare in modo automatico con la loro semplice proposta.
Perché la tecnica di rilassamento funzioni, non basta avere un testo scritto completo ed equilibrato da leggere, ma è necessario che il messaggio del rilassamento passi, per via analogica, anche dalla componente non verbale della relazione tra trainer e praticante. Non sono soltanto le parole della Tecnica di rilassamento che permettono il raggiungimento dell’obiettivo, ma, insieme ad esse, c’è il tono della voce, il ritmo prosodico e la velocità di pronuncia, che raccontano dell’esperienza che il praticante sta vivendo.
Come rendere le nostre proposte di rilassamento realmente efficaci?
Per rispondere a questi quesiti è necessario tirare in ballo, ancora una volta, il leit motiv della proposta di intervento Biorelazionale:
Come in tutte le tecniche di intervento Biorelazionali, anche per le proposte di rilassamento, l’Operatore che propone la tecnica è accanto all’utente, è insieme all’utente. Non è semplicemente colui che ripropone un esercizio mnemonico, che recita un testo che ha imparato, in questo caso il messaggio paradossale sarebbe: “Rilassati!”, ma lavorare attraverso tecniche posturali Biorelazionali non significa ottenere risultati impartendo “ordini”, piuttosto fornire esperienze che permettano al praticante di realizzare l’obiettivo che l’intervento si propone.
La tecnica di rilassamento sarà efficace quando anche l’operatore che la propone si sentirà rilassato dopo averla proposta.
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