Che cos’é la Sindrome di Osgood Schlatter
Il morbo di Osgood Schlatter è una patologia tipica dell’età giovanile, un periodo in cui i processi di ossificazione spesso subiscono modificazioni anatomiche e funzionali.
Durante lo sviluppo dell’apparato osteo-articolare, il tessuto osseo viene prodotto dall’attività degli osteoblasti, cellule deputate alla sintesi di porzioni anatomiche dello scheletro.
Per svolgere al meglio la loro funzione, questi elementi cellulari devono avere a disposizione un’adeguata quantità di ioni calcio e di vitamina D, che sono due fattori indispensabili per l’accrescimento.
Fin dai primi anni di vita del bambino, la sue ossa si accrescono con ritmi incessanti e vertiginosi, che presuppongono una notevole disponibilità di risorse energetiche e morfologiche.
È abbastanza frequente che in queste fasi insorgano squilibri di ossificazione con conseguente insorgenza di disturbi anatomici, tra cui appunto la Sindrome di Osgood Schlatter, che è una malattia riguardante il ginocchio.
In simili condizioni si verifica una sofferenza al ginocchio causata da processi infiammatori a livello della tuberosità tibiale, che risulta ancora immatura, condizionando pertanto anche l’inserzione del tendine rotuleo.
Questo tendine, che in condizioni normali prende contatto con la tuberosità della tibia, quando l’ossificazione non procede in maniera fisiologica, non trova più gli esatti punti a cui ancorarsi e rimane parzialmente mobile.
Una simile anomalia provoca dolore anche molto intenso, dato che il ginocchio è l’articolazione che sorregge la maggior parte del peso corporeo.
Il morbo di Schlatter si manifesta principalmente con gonfiore e dolorabilità appena sotto al ginocchio, esattamente nel punto in cui il tendine rotuleo prende rapporto con la tuberosità tibiale.
Quando un adolescente presenta un quadro morboso caratterizzato da sintomi del genere è necessario eseguire le dovute indagini per arrivare a una diagnosi precisa, in quanto simili segnali potrebbero indicare anche patologie neoplastiche.
Nella quasi totalità dei casi la Sindrome di Osgood Schlatter si configura come una situazione passeggera che tende a risolversi spontaneamente al termine del periodo di accrescimento osseo, tipico dell’adolescenza.
Conosciuto anche col nome di Apofisite del Tubercolo Tibiale, questo morbo dipende dall’infiammazione provocata dal contatto anomalo tra il tendine rotuleo e la prominenza distale della tibia.
Nel periodo di maggiore crescita scheletrica è piuttosto comune che si verifichino sbilanciamenti morfologici a livello delle ossa lunghe (come appunto la tibia) che, come conseguenza, non sono più in grado di sostenere l’inserzione dei relativi tendini.
Un’articolazione dotata d’intensa mobilità, come il ginocchio, può subire una vera e propria menomazione motoria nel momento in cui l’assetto osteo-articolare non è corretto.
Pertanto, da un difetto di poco conto, come l’apofisite tubercolare, può derivare una sindrome dolorosa che, in alcuni casi, diventa invalidante.
Gli ortopedici non valutano questo disturbo come una condizione grave, soprattutto in quanto è passeggera e si risolve spontaneamente nel giro di qualche mese.
Il morbo di Osgood Schlatter si chiama così in onore di Robert Bayley Osgood, un ortopedico americano che si dedicò alla ricerca scientifica di questa malattia.
Anatomia e Biomeccanica della Sindrome di Osgood Schlatter
L’anatomia del ginocchio, e quindi delle sue anomalie anatomiche presenti nella Sindrome di Osgood Schlatter, comprende due porzioni fondamentali, che sono:
- Tuberosità tibiale;
- Tendine rotuleo.
La tuberosità tibiale è una prominenza di tessuto osseo valutabile al tatto, che si sviluppa sulla faccia anteriore dell’epifisi prossimale della tibia, una delle due ossa del polpaccio.
Questa tuberosità emerge sotto ai condili, che sono le parti più larghe dell’apice tibiale.
Il tendine rotuleo, conosciuto anche con il nome di legamento rotuleo, è una fascia di tessuto connettivo fibroso che collega la rotula alla tuberosità tibiale.
Si tratta della componente strutturale più importante dell’articolazione rotulea, che presenta la particolarità di continuare anatomicamente i tendini con il muscolo quadricipite.
Piatto, largo e lungo circa 5 centimetri, il tendine rotuleo svolge il ruolo di mantenere posizionata correttamente la rotula, sostenendola durante l’estensione del ginocchio.
L’insieme di queste due porzioni anatomiche, una ossea (tuberosità tibiale) e l’altra connettivale (tendine rotuleo), costituisce l’articolazione del ginocchio, una formazione coinvolta soprattutto nei movimenti di flessione ed estensione della gamba.
Il morbo di Osgood compare generalmente tra i 10 e i 15 anni di età, e colpisce una sola gamba, confermandosi un particolare tipo di osteocondrosi (malattie causate da un accrescimento troppo rapido dello scheletro).
Nonostante non sia stato ancora accertato con sicurezza, sembra che questo disturbo abbia una base genetica e quindi sia ereditario.
La diagnosi del morbo di Osgood al ginocchio viene effettuata da uno specialista in ortopedia, che oltre all’esame obiettivo del paziente, spesso richiede anche radiografie della gamba effettuate in varie angolazioni.
Questi reperti radiologici del ginocchio possono mostrare un’eccessiva dilatazione articolare (causata da processi flogistici) oppure una frammentazione del tubercolo tibiale.
Tutte le volte in cui nel paziente si manifesta gonfiore accompagnato da dolore a livello del ginocchio e successivamente di tutta la gamba, sarebbe opportuno orientarsi verso la diagnosi della malattia di Osgood Schlatter.
Il morbo si manifesta con gonfiore e dolore nella zona sottostante al ginocchio, che aumentano eseguendo attività fisica o rimanendo per molto tempo in piedi.
Questa apofisite tibiale provocata da una flogosi della parte anteriore della tibia, dipende da un eccessivo carico meccanico del ginocchio e mostra un’epidemiologia piuttosto limitata, poiché colpisce una percentuale inferiore al 10% dei bambini.
Tale patologia colpisce prevalentemente adolescenti che praticano un’attività sportiva in cui prevale la corsa e il salto, oltre che la pallavolo, la pallacanestro, il pattinaggio su ghiaccio e la danza.
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L’indagine discriminante per diagnosticare con certezza la Sindrome di Osgood Schlatter è rappresentata dalla radiografia, che può evidenziare senza nessun dubbio la presenza di un tubercolo osseo a livello della tibia.
Mentre un disturbo di lieve entità tende a risolversi in pochi giorni, casi particolarmente impegnativi richiedono indagini più approfondite e impostazione di un programma terapeutico individuale.
È indispensabile che non si creino danni alla placca di crescita, che in caso di rottura, potrebbero provocare una frattura avulsiva del tendine rotuleo, limitando moltissimo la deambulazione e la pratica di attività sportive.
Per contenere l’insorgenza di un simile disturbo, è consigliabile mantenere sempre una protezione del ginocchio, che si può effettuare con l’impiego di fasce elastiche di sostegno da posizionare sul ginocchio stesso.
Riducendo il carico di lavoro sulla zona intaccata dal dolore, è possibile trarre sollievo immediato.
Soltanto in sporadiche occasioni, questo disturbo può richiedere l’utilizzo delle stampelle, che sorreggendo il corpo dell’individuo, limitano lo stress della zona di scarico delle tensioni (suola delle scarpe).
Dal punto di vista epidemiologico, questo morbo colpisce indifferentemente entrambi i sessi, anche se mostra una lieve predominanza per quello maschile.
Attendibili statistiche considerano alcuni aspetti del morbo talmente discriminanti da diventare i componenti fondamentali del quadro sintomatologico.
L’incidenza, che corrisponde al 4% della popolazione mondiale, riguarda gli adolescenti al di sotto dei 16 anni nei maschi e al di sotto dei 14 anni nelle femmine.
Cause e Sintomi della Sindrome di Osgood Schlatter
In condizioni normali, il movimento di flessione ed estensione del ginocchio, realizzato durante una normale camminata oppure una corsa non particolarmente impegnativa, stimola il quadricipite femorale della coscia, un muscolo che condiziona il comportamento del tendine rotuleo.
Questa porzione anatomica, infatti, viene sottoposta a forze tensive in grado di provocare una trazione a carico della prominenza tibiale.
Più che di una causa singola, è più corretto parlare di una serie di concause tutte ugualmente responsabili dell’insorgenza di questa malattia.
Tra i vari fattori eziologici concomitanti vi è anche l’immaturità ossea dell’apofisi tibiale (tipica della fase adolescenziale) e un anomalo meccanismo della trazione tendinea.
Nei pazienti affetti da questo morbo, l’anomalia anatomica dipende da una ipersollecitazione di natura tendinea e da un incompleto processo di ossificazione.
Negli adolescenti affetti da questo morbo si nota un progressivo sviluppo dell’infiammazione a carico del tessuto osseo, che si riflette direttamente su quello tendineo.
La migrazione di questa porzione ossea della tibia provoca un cambiamento della zona di ossificazione, con insorgenza di una protuberanza anomala localizzata sotto al ginocchio.
Si parla di anomalia anatomica poiché nelle persone che non sono affette da questo morbo, la tuberosità è assente e la superficie della tibia è liscia.
Tra i principali fattori di rischio che favoriscono la genesi di questa malattia, vi sono:
- la pratica di attività sportive come salto e corsa;
- una predisposizione genetica;
- uno squilibrio tra la crescita dell’apparato muscolo-legamentosa e quella dello scheletro.
I due sintomi caratteristici della malattia di Osgood Schlatter sono gonfiore e dolore localizzati sopra al ginocchio, in corrispondenza dell’inserzione tendinea sulla tuberosità tibiale.
Il dolore peggiora con il movimento e migliora con il riposo, per cui molto spesso viene prescritto al giovane di rimanere a letto per almeno due settimane, tenendo il ginocchio fasciato con bande elastiche non troppo strette.
Il dolore tende ad aumentare di intensità anche il seguito a traumi, sfregamenti e cadute.
Il morbo di Osgood Schlatter può essere monolaterale o bilaterale: in questo secondo caso affligge circa il 30% dei pazienti.
Nei casi più gravi è possibile che la tuberosità tibiale anomala provochi la rottura dell’epifisi, e quindi un inadeguato inserimento della tibia nel ginocchio.
La diagnosi viene effettuata in seguito a segni obiettivi e localizzazione del dolore.
Spesso è indispensabile effettuare una radiografia del ginocchio, associata ad ecografia, che è l’unico esame strumentale in grado di individuare questo problema fin dal suo esordio.
L’ecografia al ginocchio, infatti, evidenzia lo stato morfologico e funzionale della cartilagine, e quindi la presenza di un processo flogistico.
Rimedi Terapeutici per il Morbo di Osgood Schlatter
Nella maggior parte dei casi, il Morbo di Osgood Schlatter è una condizione passeggera che si risolve spontaneamente nel momento in cui termina l’accrescimento osteo-articolare dello scheletro.
Questa fase corrisponde a 16 anni nei maschi e a 14 nella femmina.
Per limitare la sintomatologia dolorosa e velocizzare il processo di guarigione, il paziente dovrebbe stare il più possibile a riposo, con compresse di ghiaccio applicate localmente per un periodo di almeno 20 minuti, da ripetersi per almeno 5 volte al giorno.
Gli impacchi di ghiaccio possiedono infatti un notevole potere antiflogistico che contribuisce a minimizzare il dolore.
In alcuni casi i rimedi per la Sindrome di Osgood Schlatter consistono nell’assunzione di farmaci antinfiammatori di tipo FANS per non più di 4-5 giorni, tenendo conto che nei ragazzi questi medicinali possono avere effetti collaterali significativi.
Il tutore per il morbo di Osgood Schlatter è un dispositivo ortopedico che ha la funzione di sostenere e supportare il tendine rotuleo, consentendo al ginocchio di piegarsi senza difficoltà.
Per ottenere risultati soddisfacenti, è necessario che il suo impiego sia continuativo per almeno 6-8 settimane, che è il tempo necessario al tendine per rigenerarsi completamente.
Un altro supporto, che può velocizzare i tempi di guarigione da questa malattia, è la ginocchiera per il morbo di Osgood Schlatter, che si applica direttamente sulla rotula, fermandola a livello dell’incavo posteriore del ginocchio.
Un simile supporto sostiene l’articolazione senza costringerla attenuando moltissimo la sintomatologia dolorosa.
È stato evidenziato che i rimedi conservativi evitano l’insorgenza di complicazioni come la fattura della tibia, assicurando una rapida guarigione senza conseguenze.
Al contrario, trascurare il morbo di Osgood Schlatter nell’adulto, aumenta notevolmente la probabilità di ricorrere a un intervento chirurgico per ricostituire l’epifisi della tibia.
Questa malattia infatti tende a modificare l’anatomia ossea in maniera definitiva soltanto se viene trascurata.
Se i sintomi persistono anche dopo la fase di accrescimento osseo adolescenziale, è inevitabile ricorrere a un intervento chirurgico, che prevede la rimozione delle anomalie ossee e il ripristino del corretto assetto anatomico.
Tra i vari interventi conservativi, il tutore al ginocchio per il morbo di Osgood Schlatter si conferma il mezzo più valido e anche il meno invasivo.
La prognosi è sempre benevola, e non richiede l’intervento chirurgico se non in una netta minoranza di casi.
Ginnastica Posturale per la Sindrome di Osgood Schlatter
Generalmente si ritiene che questo disturbo si risolva entro 12-18 mesi dalla sua insorgenza, poiché nel 60% dei pazienti il dolore scompare spontaneamente, così come le limitazioni funzionali del ginocchio.
Tuttavia, in alcuni casi, i sintomi continuano anche oltre due anni e si possono risolvere con interventi Fisioterapici e di Ginnastica Posturale.
Quest’ultima è finalizzata al rinforzo della muscolatura del ginocchio, impostato su tre livelli di progressione con prove progressivamente crescenti per impegno fisico.
Tra gli esercizi più utilizzati vi sono lo squat, la tensione muscolare sotto sforzo e la gestione attiva del ginocchio, che deve essere portata avanti fino all’insorgenza del dolore.
Esercizi del genere dovrebbero durare inizialmente 10-15 minuti al giorno per le prime quattro settimane, per arrivare a 30 minuti al giorno tra la quinta e la dodicesima settimana.
Alcune prove eseguite in controtensione, hanno lo scopo di potenziare la forza di estensione isometrica del ginocchio, che può essere allenata anche in acqua.
Questi esercizi hanno l’obiettivo di stimolare l’adattamento dei tessuti senza mai arrivare alla percezione dolorifica.
Anche i trattamenti passivi come stretching e Terapia Manuale possono essere utili in fase di attacco terapeutico, per non forzare eccessivamente l’articolazione.
La durata a lungo termine del dolore è un segnale molto importante che deve indirizzare verso esercizi alternativi, come l’alternanza tra flessione ed estensione della gamba sulla coscia, da effettuare in posizione prona e supina.
Bisogna sempre ricordare che la cinematica del ginocchio è un requisito difficilmente quantificabile, per cui l’unico criterio valido per decidere la durata e l’intensità degli sforzi, rimane sempre la percezione individuale del soggetto.
Per allungare il quadricipite, si procede afferrando la punta del piede con la mano e tirando lentamente la gamba per avvicinare il tallone ai glutei, mantenendo le gambe unite.
Per allungare il bicipite femorale e il polpaccio, è sufficiente afferrare la punta del piede con la mano, mantenendo questa posizione per alcuni secondi.
Tra i vari esercizi di rinforzo muscolare e di mobilità articolare, vi sono quelli di contrazione isometrica per rinforzare i muscoli agonisti e antagonisti senza sovraccaricare i tendini.
Per il rinforzo della parte posteriore del ginocchio, di solito si esegue il ponte da sdraiati, con la schiena appoggiata a terra e le gambe sollevate.
Il bacino può essere alzato ripetutamente per migliorare la funzionalità della muscolatura di cosce e polpacci, un esercizio che si riflette vantaggiosamente sulle terminazioni tendinee del ginocchio.
È sempre consigliabile eseguire gli esercizi posturali in alternanza, coinvolgendo prima una gamba e poi l’altra, mai contemporaneamente.
Il riposo dall’attività sportiva è obbligatorio almeno nelle prime 4-6 settimane, e comunque finché non è diminuito il dolore, per evitare l’insorgenza di rigidità muscolare sia anteriore che posteriore della gamba.