Differenza tra vista e visione
Esiste una sostanziale differenza tra il concetto di “vista” e quello di “visione”, in quanto la prima indica una reale capacità di vedere, mentre la seconda si riferisce all’abilità di vedere.
Pur essendo entrambe strettamente collegate all’apparato oculare, si caratterizzano per differenti finalità, che sono il vedere (vista) e il percepire (visione).
Molto spesso si tende ad utilizzare queste due parole come se fossero sinonimi, mentre in realtà esprimono concetti differenti.
La vista, che si identifica con una precisa capacità discriminativa, consente di visualizzare gli oggetti sia quantitativamente che qualitativamente e pertanto può essere scarsa, buona oppure ottima in rapporto al tipo di prestazioni che è in grado di offrire.
Quando si parla di visione, invece, i concetti sono più complessi in quanto coinvolgono percezioni sensitive che non rimangono confinate soltanto agli occhi, ma che spaziano a tutti gli altri organi di senso.
La visione infatti comprende abilità percettive, l’identificazione degli oggetti, la loro messa a fuoco, la comprensione uditiva e verbale e soprattutto l’equilibrio, a sua volta derivante dal sistema motorio posturale.
Le modalità mediante cui il soggetto si mette in connessione con lo spazio circostante fa parte integrante della visione che risulta quindi un concetto molto più ampio e diversificato rispetto all’atto del vedere.
La visione è per l’80% coinvolta dai 5 sensi, e non soltanto da quello oculare come invece accade per la vista.
In altre parole si può dire che la visione è il mezzo tramite il quale sono decodificate tutte le percezioni sensoriali, che poi vengono comprese, apprese e archiviate nella memoria.
L’occhio rimane il principale artefice della visione, ma non l’unico, dato che essa coinvolge tutto il corpo; secondo una famosa definizione, infatti:
“L’occhio è l’organo della vista, ma il corpo è quello della visione”.
Per vista si intende anche tutto ciò che l’occhio riesce a distinguere in termini di risoluzione ottica, mentre la visione non è limitata soltanto all’apparato oculare, ma all’intero sistema di elaborazione dell’organismo.
È ormai assodato che esiste un legame molto stretto tra occhi e postura, un binomio che si condiziona vicendevolmente e che può causare l’insorgenza di problemi di vario genere.
Collegamento tra visione e posturologia
Risalgono al 1920 le prime ricerche scientifiche relative al rapporto tra l’apparato visivo e la posizione del corpo nello spazio, un collegamento che dipende da perfezionati circuiti nervosi.
Fin da allora gli studiosi Mills e Lowman dimostrarono come errati atteggiamenti posturali potessero essere causati da una visione scorretta, confermata da reali difetti visivi.
Questa scoperta confermò che la disfunzione del sistema visivo può incidere su organi ad esso collegati, tra cui soprattutto l’apparato muscolare e quello osteo-articolare.
In simili condizioni il paziente risulta affetto da disturbi polidisfunzionali, non sempre diagnosticabili con facilità proprio a causa del coinvolgimento di più organi.
Il collegamento tra visione e atteggiamenti posturali è di natura bidirezionale, poiché la funzione visiva si riflette sugli atteggiamenti assunti dal corpo e viceversa.
Il corpo rappresenta un’unica struttura morfo-funzionale, chiamata Sistema Tonico Posturale (STP), controllata a sua volta dal sistema nervoso centrale.
È proprio grazie alle funzioni del sistema nervoso centrale che le stimolazioni sensitive, percepite dai recettori sensoriali, vengono processate ed elaborate a livello muscolare.
Il sistema nervoso acquisisce gli input dei recettori restituendo segnali di output identificabili con l’apparato muscolo-scheletrico, in grado di modificare l’atteggiamento posturale.
Il semplice rimanere in piedi mantenendo l’equilibrio oppure camminare sono azioni che derivano dall’elaborazione di segnali sensoriali acquisiti dal sistema nervoso centrale, che elabora anche stimoli visivi.
Le posture assunte di conseguenza sono sostanzialmente influenzate dalle informazioni del sistema tonico posturale; tutte le volte in cui si verifica uno squilibrio relativo a un recettore sensitivo, le risposte muscolari e scheletriche vengono alterate e si modifica anche l’atteggiamento posturale.
Un simile comportamento deriva dal fatto che il sistema tonico posturale dipende in primo luogo dal contributo dell’apparato visivo, in quanto gli occhi sono i principali organi che gli inviano segnali.
La visione costituisce inoltre la principale causa della percezione cinestetica, che consiste nella posizione del corpo, sia fermo che in movimento.
Nell’equilibrio globale della posizione del corpo nello spazio, l’occhio svolge un duplice ruolo, e precisamente:
- funzione esterocettiva, secondo cui le stimolazioni luminose esterne vengono trasformate in segnali nervosi mediante l’azione di specifici fotorecettori che si trovano sulla retina. Di conseguenza le fibre nervose che costituiscono il nervo ottico trasmettono questi stimoli all’encefalo, che a sua volta elabora le risposte neuromuscolari;
- funzione propriocettiva, che comprende le informazioni provenienti dal corpo e riguardanti le attività extraoculari, che da parte loro condizionano l’equilibrio e la postura muscolo-scheletrica durante il movimento.
Visione e postura fanno quindi parte di un unico sistema sensoriale di tipo percettivo, la cui attività è strettamente collegata.
Attività retinica e posturologia
Il collegamento tra visione e posturologia dipende da due specifiche strutture visive, che sono:
- la retina;
- la fovea.
• La retina è un tessuto di origine nervosa che si trova sulla parete interna dell’occhio e che contiene i principali fotorecettori visivi, che sono i coni e i bastoncelli.
Da questa membrana partono sottili fibre nervose che si riuniscono nel nervo ottico, il cui decorso arriva all’area visiva del cervello (zona occipitale) dove avviene la prima elaborazione del segnale visivo.
La retina trasmette al cervello le informazioni raccolte dai fotorecettori contribuendo alla stabilità posturale di tipo antero-posteriore, questo significa che mediante la visione il soggetto ha un’adeguata percezione di tutto ciò che sta davanti e dietro al suo corpo; di conseguenza riesce a mantenere l’equilibrio sia in movimento che da fermo.
• La fovea controlla la visione centrale e influenza la postura laterale, contribuendo a stabilizzare l’equilibrio in relazione alla percezione degli oggetti disposti a destra e a sinistra della persona.
Per avere una visione funzionale sulla postura, è necessario riferirsi a un distanza inferiore ai cinque metri, un valore oltre cui le informazioni elaborate dai recettori visivi risultano più imprecise e quindi meno efficaci a livello del sistema tonico posturale.
La correlazione tra occhi e postura si basa su fattori neurologici e meccanici, in ambito neurologico esistono collegamenti anatomici tra le fibre ottiche e la muscolatura posturale, che dipendono dal controllo del sistema nervoso centrale.
In ambito meccanico, i muscoli oculari funzionano in collegamento con quelli della faccia e del collo, per consentire alla testa di posizionarsi in maniera tale da rimanere in equilibrio con la colonna vertebrale.
Proprio per questo motivo, alcuni problemi di visione possono provocare disordini posturali che se si protraggono nel tempo, determinano lesioni degenerative anche piuttosto gravi.
Quando il soggetto non vede bene, è portato a ruotare la testa per mettere meglio a fuoco gli oggetti, si tratta di un atteggiamento posturale scorretto che se continua nel tempo può incidere sulla funzionalità di tutta la muscolatura scheletrica.
I disturbi della funzione visiva provocano nella maggior parte dei casi un adattamento posturale errato, che può assumere caratteri di irreversibilità.
Se è vero che la vista incide sulla posizione del corpo e sulla funzionalità muscolare, è altrettanto vero che le modificazioni posturali possono innescare problemi visivi di vario genere, a conferma della bidirezionalità di queste funzioni.
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Alterazioni della visione che causano problematiche posturali
Esiste un indiscutibile legame tra disfunzioni oculari e posturologia, dato che i problemi alla vista possono incidere sullo stato di contrazione o rilassamento dei muscoli scheletrici.
Si parla di deficit visuomotorio tutte le volte in cui un paziente con problemi alla vista sviluppa atteggiamenti posturali scorretti e responsabili di disturbi nella deambulazione o nel mantenimento dell’equilibrio.
I disturbi oculari che incidono maggiormente sulla postura sono i seguenti:
- strabismo laterale;
- deficit di convergenza;
- miopia;
- ipermetropia;
- disturbi dell’accomodazione;
- errori di centratura.
A simili problemi della visione si associano anomalie posturali che possono manifestarsi nei seguenti modi:
- una spalla più alta dell’altra;
- testa inclinata da un lato;
- rotazione anomala del capo;
- instabilità posturale;
- perdita dell’equilibrio;
- cadute;
- cinetosi;
- debolezza muscolare agli arti.
Tra tutti i difetti di visione, i deficit di convergenza rappresentano una delle cause più comuni di squilibri posturali che si manifestano con contratture ai muscoli del collo e delle braccia e conseguente rigidità deambulatoria.
Un’anomala postura craniale causata da un deficit visivo scompensa tutto il resto del corpo, poiché la colonna vertebrale tende a bilanciarsi rispetto alla testa, modificando il proprio baricentro.
Di conseguenza il paziente assume una postura ripiegata in avanti con contratture dei muscoli paravertebrali e intercostali: in simili situazioni anche la deambulazione viene alterata poiché lo sbilanciamento del rachide produce un’anomala distribuzione ponderale sugli arti inferiori, che sono costretti a sorreggere un peso sfalsato.
Con il passare del tempo questa posizione non fisiologica può portare a una gibbosità della porzione vertebrale toracica, con conseguente protrusione della zona vertebrale lombare.
Oltre a un’evidente deformazione dello scheletro, il soggetto mostra problematiche posturali poiché la muscolatura, adattandosi all’anomala posizione dello scheletro, si trova in uno stato di costante contrattura.
Il ruolo della funzione visiva per l’equilibrio del sistema tonico posturale è fondamentale per garantire il funzionamento fisiologico della muscolatura.
È noto che la visione fornisce al cervello informazioni sulla posizione del corpo nello spazio, secondo cui il ruolo della vista nella regolazione della postura è ritenuto il fattore più significativo.
Dal punto di vista clinico, quando sono presenti difetti visivi, molto spesso insorgono nel tempo anche alterazioni posturali a distanza, che inizialmente sono inavvertibili.
È piuttosto frequente notare un’inclinazione del capo con perdita della verticalità rispetto alla colonna vertebrale: si tratta di un atteggiamento inconscio che il soggetto mette in atto per cercare di mettere a fuoco adeguatamente gli oggetti presenti nel suo campo visivo.
In simili situazioni una primitiva disfunzione visiva provoca una contrattura muscolo-tensiva a livello del collo, con posizionamento asimmetrico del capo, responsabile di disturbi intervertebrali.
Se inizialmente questi problemi sono limitati unicamente alla diminuzione di motilità, nel lungo periodo possono provocare danni degenerativi come artrosi e artrite.
Simili asimmetrie tensiogene provocate da difetti visivi, causano uno squilibrio del rachide con deformazioni più o meno evidenti che riguardano i muscoli o le ossa: nel primo caso i problemi sono meno invasivi poiché con cicli di fisioterapia e di ginnastica posturale possono essere risolti, mentre nel secondo caso, quando si verifica una modificazione dello scheletro ad esempio di tipo scoliotico, il recupero posturale è molto più difficile e spesso inefficace.
Indipendentemente dal tipo di difetto visivo iniziale, dal punto di vista biomeccanico le alterazioni posturali che coinvolgono lo scheletro sono sempre più gravi e difficilmente risolvibili.
Gli stati tensivi muscolari invece, che provocano asimmetria più o meno evidente, sono più facilmente risolvibili con mirati esercizi di ginnastica posturale da ripetersi ciclicamente.
Una caratteristica di questi disturbi riguarda la loro comparsa, che può essere spesso tardiva rispetto al disturbo ottico che li ha provocati.
Sarebbe buona norma tutte le volte in cui il soggetto avverte un difetto di visione, chiedere un consulto a un posturologo, per prevenire eventuali atteggiamenti anomali del corpo e del cranio.
Postura e sistema visivo
Recentemente, l’assetto posturale è stato sempre più collegato a un approccio integrativo con la visione.
Grazie a ricerche d’equipe, è stato possibile mettere in relazione tutti i sistemi recettoriali per cui si è evidenziato come la disfunzione di uno di essi sia in grado di alterarne altri.
In particolare il sistema visivo è risultato fortemente correlato all’assetto posturale del corpo poiché in seguito a difetti della visione lo scheletro, in modo automatico cerca di adattarsi assumendo una postura sbilanciata.
L’assetto posturale infatti, oltre a rispondere a stimolazioni neuromotorie, reagisce anche a squilibri funzionali come quelli causati da un’inadeguata visione.
Inizialmente l’organismo reagisce con una risposta disfunzionale, che se non viene curata in maniera adeguata evolve verso una vera e propria patologia, più o meno dolorosa.
Per risolvere problematiche del genere è indispensabile un approccio multidisciplinare capace di analizzare il collegamento nervoso che esiste tra visione e apparato muscolo-scheletrico.
Un’errata stimolazione visiva proveniente da una visione distorta, comporta la perdita dell’equilibrio poiché vengono alterati i sistemi muscolari di gestione di questa funzione.
Per diagnosticare disturbi di questo genere, sono disponibili test visivo-posturali che basandosi su specifiche prove, sia in movimento che da fermi, consentono ai pazienti di evidenziare le loro problematiche posturali.
La differenza di visione tra i due occhi, che è un difetto visivo estremamente comune, se non viene corretta tempestivamente con occhiali adeguati, può provocare lo spostamento della testa nello spazio con l’insorgenza di tensioni muscolari che si ripercuotono in tutti i distretti corporei, fino all’appoggio podalico.
Al contrario, una disfunzione podalica può causare manifestazioni cliniche a livello visivo, con perdita di allineamento tra i due occhi.
L’esame clinico di pazienti affetti da questi disturbi consente di diagnosticare numerose alterazioni della postura che si sviluppano automaticamente per compensare i deficit visivi.
Tali compensazioni provocano tuttavia un’asimmetria tonico-muscolare, sia in attività statica che dinamica, causando continue modificazioni della funzione muscolare, che perde fluidità ed efficacia.
Il metodo più utile per risolvere problemi posturali derivanti da difetti visivi dipende da un approccio multidisciplinare che mette in correlazione il sistema oculare con quello muscolare.
Un’altra conseguenza dei difetti visivi è il disallineamento di una o più vertebre cervicali, responsabile del malfunzionamento della muscolatura vertebrale, quindi i muscoli del collo vengono sollecitati in maniera squilibrata provocando un’inclinazione del capo verso destra o verso sinistra.
Se la testa non è in asse con il rachide, tutto il corpo subisce uno squilibrio posturale al quale tende a reagire mediante anomale contratture degli arti inferiori.
Disturbi di questo genere si riflettono anche a livello plantare, con appoggio del peso corporeo sulla porzione latrale del piede: in simili condizioni è indispensabile l’impiego di plantari ortopedici, finalizzati a riequilibrare la distribuzione ponderale su tutta l’area del piede.
Il principale obiettivo da raggiungere è quello di riacquistare una postura fisiologica secondo cui il collo si trova in asse con la colonna vertebrale.
I metodi per correggere questi vizi posturali sono di due tipi: da un lato è necessario utilizzare lenti in grado di correggere il difetto visivo e d’altro lato è opportuno effettuare esercizi di ginnastica posturale che oltre a eliminare le anomale contratture, riportano il capo in posizione normale.
Per avere la garanzia di risolvere efficacemente i disturbi posturali derivanti da difetti visivi, è necessario intervenire il più rapidamente possibile per evitare il rischio di una cronicizzazione delle manifestazioni patologiche.