Nella stazione eretta, il piede poggia sul suolo con tre punti scheletrici:
- Un appoggio anterointerno che corrisponde alla testa del 1° osso metatarsale e alle sue ossa sesamoidi
- Un appoggio anteroesterno che corrisponde alle testa del 4° e 5° metatarsale
- Un appoggio posteriore sulla tuberosità posteriore del calcagno
- Arco plantare laterale, fino all’appoggio anteroesterno, quasi parallelo al piano del terreno
- Arco plantare mediale, fino all’appoggio anterointerno, molto più scavato
L’arco interno segue una linea passante per calcagno, astragalo, scafoide, 1° cuneiforme e 1° metatarsale. Esso è sostenuto dai muscoli tibiale posteriore, peroniero lungo, flessore proprio dell’alluce e adduttore dell’alluce.
L’arco esterno, dal calcagno attraversa il cuboide e i metatarsali, è tenuto su dai muscoli peronieri breve e lungo e abduttore del quinto dito.
Le ossa del piede formano anche un antro arco, Arco trasversale anteriore, che si trova a livello della testa dei metatarsali, dista circa 6-8 mm dal suolo ed è poco sostenuto.
- La rotazione sul piano sagittale (Asse X ) viene definita come dorsiflessione o flessione plantare
- La rotazione sul piano frontale (asse Y) definita inversione o eversione
- La rotazione sul piano assiale (asse Z) è definita come rotazione interna o esterna ( abduzione o adduzione )
Il movimento dell’articolazione sottoastragalica, astrgalo-navicolare e calcaneo-cuboidea si ha su tutti i tre piani dello spazio contemporaneamente.
Questi movimenti sono definiti come supinazione e pronazione.
Articolazione della Caviglia Tibio-Peroneo-Astragalica
L’articolazione della caviglia ha il ruolo di scaricare il peso del corpo attraverso il piede sulle arcate plantari.
La stabilità dell’equilibrio posturale necessita del continuo impegno dei muscoli gastrocnemio e soleo.
Nell’articolazione tibio-peroneo-astragalica sono possibili solo movimenti di flesso-estensione intorno ad un asse trasversale tracciato tra i due malleoli.
Il movimento comprende una flessione dorsale di 20° ed una flessione plantare o estensione di 30°.
Sono invece bloccati movimenti di altra natura, essendo l’astragalo bloccato nella pinza tibio-fibulare con l’aiuto di un robusto complesso legamentoso.
Violenti spostamenti rotatori e trasversali dell’astragalo, provocano la rottura della giunzione fibro-elastica tibio-fibulare, la rottura dei legamenti laterali, fino alla frattura dei malleoli.
Biomeccanica del Piede e Postura
In postura eretta, il peso del corpo viene sostenuto dall’astragalo che lo trasferisce al resto del piede ripartendolo sui metratarsi anteriormente e sul calcagno posteriormente.
Solitamente il peso del corpo viene ripartito sulla pianta del piede con il 57% sul calcagno e il 43% sull’avampiede.
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La volta plantare, simile ad un elica, svolge una funzione ammortizzatrice nella ortostasi e nella deambulazione.
La parte scheletrica del piede, rappresentata dai pilastri e dagli archi, è deputata a sostenere le forze in compressione.
L’apparato capsulo-legamentoso, invece, è deputato a sostenere le forze in distensione.
Quando queste ultime superano il limite massimo di resistenza intervengono i gruppi muscolari, che concorrono a mantenere il normale assetto della volta plantare nei diversi momenti della marcia.
Generalmente si distinguono i muscoli intrinseci e i muscoli estrinseci:
- I muscoli intrinseci del piede, hanno origine ed inserzione sul piede stesso, concorrono nel mantenere e diminuire il raggio di curvatura delle arcate plantari con azione cavizzante
- I muscoli estrinseci del piede, hanno origine nella gamba ed inserzione sul piede, agiscono sulla volta plantare.
Tra i muscoli intrinseci troviamo:
- I plantari brevi
- Flessore breve delle dita
- Flessore breve
- Abduttore e adduttore dell’alluce
- Flessore breve
- Abduttore del 5° dito
Tra i muscoli estrinseci troviamo:
- Tibiale anteriore
- Tibiale posteriore
- Peroniero lungo
Dal punto di vista funzionale, il piede assume un importante funzione motoria di controllo antigravitario e una funzione sensoriale di informazione ai centri spinali ed encefalici.
Sia nell’azione di spinta che in quella di appoggio si comporta come una leva di secondo genere in cui la resistenza, rappresentata dal peso del corpo, è al centro tra il fulcro e la potenza.
Il braccio di potenza che è più lungo sia nella fase di spinta che in quella d’appoggio, permette ai muscoli di agire con vantaggio meccanico.